venerdì 5 gennaio 2018

ROBERTO CERE'- STORIE IMPOSSIBILI - Hugh Herr





                         




 " Prima di avere l'incidente in montagna, ero un pessimo studente. sono tornato a scuola, volevo studiare, per me, ma anche per i tanti amputati nel mondo 
 Per ricordare a tutti che un essere umano non può rompersi, sono le macchine che si rompono, non l'uomo. " 
                                                                                                                      Hugh Herr








"Ci sono momenti di perfetta felicità. Attimi in cui tutto procede come se niente fosse, senza che lo scorrere della vita ci chieda alcuno sforzo. I giochi dell'infanzia e le avventure dell'adolescenza sono costellati da momenti così. 
Hugh di certo ne ha vissuti tanti, così tanti che forse neanche si accorge della fortuna che ha. Ma del resto ha 17 anni e a quell'età ci sono cose più importanti a cui pensare.
E oggi per Hugh l'unica cosa che conta è il profilo innevato del Monte Washington. E' il 22 gennaio e il tempo attorno alla montagna è - come sempre - imprevedibile. Momenti di pace si alternano a raffiche di vento che soffiano a velocità impressionanti. Lassù, nel 1935, l'osservatorio di zona registrò una misurazione entrata negli annali; "Velocità del vento; 372 chilometri orari".
Poco male, pensò Hugh. Il 1935 è passato da un pezzo.
Il vento non soffia così forte in quei giorni, ma il freddo si sente, eccome. Il percorso per scalare il Monte Washington non è roba da principianti e Hugh lo sa molto bene. Conosce i rischi di quello sport. Ha cominciato che aveva otto anni ed è già uno degli scalatori più promettenti degli Stati Uniti. E poi, è con Jeff, un compagno di viaggio esperto quanto lui. Insieme hanno battuto più volte le montagne del New Hampshire e non è la loro prima volta sul Monte Washington. Stavolta sono tornati per battere un'altra pista, più rischiosa: Odell's Gully. Fare quel percorso è un pò come inerpicarsi su uno scivolo ghiacciato. Ma per Hugh e Jeff non c'è nulla di spaventoso in quell'immagine. Sono arrivati al rifugio la sera prima e, dopo una buona notte di sonno, si sono svegliati per partire.


 ***


La scalata sta andando bene. Manca poco alla vetta e lungo la strada non hanno incontrato troppe difficoltà. Prima di affrontare l'ultimo tratto, però, è cominciato a nevicare, quindi Hugh e Jeff si sono alleggeriti un pò: hanno individuato un posto e lì hanno lasciato buona parte dell'attrezzatura. Se vogliono arrivare in cima, devono darsi una mossa. Di rinunciare non se ne parla: non si torna al rifugio, se prima non si è arrivati lassù. E allora si continua ad avanzare, mentre la neve non vuol  saperne di darsi una calmata. Poi diventa tutto bianco: il cielo e la terra non esistono più; non sai se sotto ai tuoi piedi, al passo successivo, ci sarà la roccia o il vuoto. La vetta è a pochi passi, eppure raggiungerla è impossibile.
La bussola! pensa Hugh. L'abbiamo lasciata indietro. Insieme a tutta l'attrezzatura da bivacco.
Bisogna tornare al campo e recuperare il materiale per la notte. Già, ma come ci arrivi al campo, se ovunque ti giri non vedi altro che neve? Niente bussola per orientarsi, niente coperte per scaldarsi.
  "Inutile tornare al campo. Non lo troveremo mai", si dicono i due. " Proviamo a scendere a valle il più presto possibile:"
Ma la bufera non dà loro pace. I due avanzano senza meta, nel bianco. Fino a quando si imbattono in un torrente.
" Seguiamolo! L'acqua ci porterà a valle ".









 ***

Ci sono momenti di illusoria felicità. Momenti in cui le cose vanno così male che siamo disposti a seguire le peggiori convinzioni pur di sentirci meno soli e abbandonati. Quel momento per Hugh arriva quando si accorge del torrente. È vero, per due dispersi nella neve un rivolo d’acqua è una pista da seguire, ma anche una fonte di rischio. Bagnarsi con quel freddo vuol dire firmare la propria condanna a morte.
Hugh procede seguendo il corso spezzato del torrente, pensa già al caldo del rifugio e all’avventura che lui e Jeff potranno raccontare agli altri alpinisti davanti al camino. Ma una raffica di vento lo fa cadere. Hugh si ritrova nel torrente, le sue gambe sono zuppe d’acqua. Jeff lo aiuta a spogliarsi e gli cede il suo paio di pantaloni extra, ma le calze e gli scarponi sono ancora bagnati. Da quel momento, il gelo inizia a entrargli nella carne. I due marciano per tre giorni nel nulla, la notte si rannicchiano abbracciati, coperti di rami di pino. Nel frattempo, però, il ghiaccio corre nel sangue. Quando arrivano i soccorsi i medici non ci mettono molto a dare un verdetto. Per Jeff, amputazione della gamba sinistra dal ginocchio in giù e delle dita di mano e piede destri. Hugh, invece, ha perso tutte e due le gambe. Salvare i ragazzi ha avuto un costo terribile. Durante le operazioni di recupero, un volontario ha perso la vita travolto da una valanga. 







***                                                                               


Tornare alle cose di sempre, per Hugh, è una bella botta. Ci vuole un bel po’ di pelo sullo stomaco per affrontare la quotidianità, con tutte le sue variabili  quando non abbiamo più le forze di un tempo, e Hugh, un ragazzo sportivo e pieno di vitalità, lo ha scoperto nel peggiore dei modi. I più si indeboliscono nel corso di decenni, lungo ampie fasi della vita. Per Hugh, invece, quel dolce declino è durato quanto un batter di ciglia. Un giovane e avventuroso amante della natura, si ritrova improvvisamente in un corpo alieno, che non gli ricorda il suo. Ma invece di disperarsi, Hugh intravede una possibilità. Anzi, molte più di una. Non era mai stato uno studente brillante. Spigliato sì, ma con quell’irrequietezza che si esprime meglio negli esercizi in palestra che in quelli di matematica. Adesso però deve fare una scelta. Tocca quel che resta delle sue gambe, comincia a prendere confidenza con i nuovi confini della sua persona. È un momento duro, ma anche di profonda intimità. Uno di quei momenti in cui, se vuoi prendere la vita per le corna, puoi cambiare le regole del gioco. Hugh non ci pensa due volte: “Voglio tornare a scalare”. La passione per la montagna, qualcosa che va ben oltre il desiderio di conquistare una vetta, è ancora lì a guidarlo. La stessa onda di energia che l’ha sostenuto negli anni precedenti continua a farlo adesso. E questo perchè lui l'ha  ""coltivata con passione, con dedizione. Ora però quell’energia deve incanalarla in qualcos’altro, perché il suo corpo non è ancora pronto a ripartire, ha bisogno di qualche aggiustatina. Forse è meglio rimettersi sui libri, dedicandoci lo stesso impegno. “Prima dell’incidente in montagna ero un pessimo studente”, ricorda Hugh. “Poi sono tornato a scuola, perché volevo studiare per me, ma anche per i tanti amputati nel mondo”. Da quel momento Hugh ha un percorso da seguire, un obiettivo da raggiungere. Deve impegnarsi al massimo per far progredire la ricerca nel campo degli arti artificiali bionici. Laurearsi in Fisica è la prima mossa. La laurea arriva, seguita poi da un master in Ingegneria meccanica al Mit di Boston e da un dottorato in Biofisica ad Harvard. Vive praticamente in laboratorio, dove sperimenta protesi con differenti design, ciascuna calibrata su diverse esigenze di percorso: per affrontare terreni normali o accidentati, una salita, una rampa di scale e, ovviamente, una montagna. Essere coinvolto in prima persona nei suoi progetti è la chiave del successo di ogni sua ricerca. “Sperimento tutte le protesi su di" me perchè, se lo facessi su qualcun altro, non avrei dei riferimenti precisi e gli stessi risultati”. Hugh conosce il proprio corpo, ne comprende le potenzialità e, cosa più sorprendente, si accorge di essere cambiato in meglio. “Mi resi conto velocemente che la parte artificiale del mio corpo era malleabile, in grado di prendere qualunque forma, qualunque funzione. Una tabula rasa attraverso cui creare strutture che potessero estendere le funzionalità biologiche”.
 Le protesi che disegna per sé gli permettono di esplorare i confini della sua fisicità, anche in maniera giocosa o per assecondare certi flussi d’umore. “Resi regolabile la mia altezza. Potevo essere appena 1 metro e 50 o alto quanto volevo. Quindi quando mi sentivo giù, insicuro, mi aumentavo l’altezza, invece quando mi sentivo sicuro e tranquillo mi abbassavo un po’… tanto per dare una chance alla concorrenza…”.
 Ma al di là di questo, Hugh è subito tornato a prendersi ciò che quell’incidente ha provato a togliergli. Grazie a protesi capaci di infinite regolazioni, disegnate appositamente per scalare, è capace di appoggiarsi dove nessun altro metterebbe mai piede e di individuare in questo modo percorsi di scalata altrimenti "impensabili. “I miei colleghi di arrampicata mi accusarono di imbrogliare, il che fu musica per le mie orecchie, perché significava che avevano superato la mia disabilità".






"#sevuoipuoi 

Adrianne Haslet-Davis conosce bene la storia di Hugh e gli è molto grata. Adrianne è una ballerina, ma nel 2013 ha perso una gamba nell’ attentato terroristico alla maratona di Boston. Grazie alle protesi disegnate da Hugh, è tornata a esibirsi sui palcoscenici d’America.

 Affrontare le esperienze che hanno passato queste persone vuol dire vivere il cambiamento, viverlo come un’esperienza arricchente e stimolante, anche quando sulle prime travolge e sbatte a terra senza forze, senza coraggio, senza idee.

 Hugh ha vissuto un’esperienza di cambiamento contagiosa, che gli ha dato la forza di cambiare in meglio il mondo intorno a sé. Ed è quello che dovremmo fare tutti, comprendendo le ragioni per cui le cose ci succedono, senza buttarci giù, senza vedere solo il lato negativo di ogni novità che ci riguarda. Abbracciare il cambiamento ci permette di respirare aria nuova, di ritrovare la nostra centralità nella "cornice in cui ci muoviamo, e ci permette di riconquistare non solo una visione chiara, ma anche una mente libera e piena di speranza."

 Ringrazio l'autore Roberto Cerè di Storie Impossibili e l'editore Mind Edizioni, per aver concesso la pubblicazione di questo estratto. Se vuoi, puoi acquistare il libro da questo link:
https://www.amazon.it/Storie-impossibili-Roberto-Cer%C3%A8/dp/8869390608/ref=sr_1_1?s=books&ie=UTF8&qid=1515271588&sr=1-1&keywords=storie+impossibili++roberto+cer%C3%A8

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